lunedì 3 settembre 2012

Vladimir Tatlin: utopie, eclettismo e marinai

@ V. Tatlin, Theater
Vladimir Tatlin aveva nel suo DNA i geni di una poetessa e di un ingegnere delle ferrovie. Così non stupisce che da quel bozzolo abbia deciso di sbocciare un artista visionario e concreto insieme, che piega la tecnica, anzi la eleva, ai fini onirici della lirica creativa. 
Di Tatlin non è rimasto quasi nulla e questo ha contribuito a trasformare il ricordo di una delle figure più significative dell'avanguardia sovietica degli anni '20 in un mito.
@ V. Tatlin, Matrose, 1911, Museo Russo di San Pietroburgo
Tatlin aveva vissuto i primi anni della giovinezza per mare e quella vita salmastra se l'era portata dietro nell'autoritratto del suo viso essenziale, quasi naturalmente cubista; in un bozzetto per quinte sceniche (perché fu anche molto attivo nella scenografia teatrale) in cui la tela è invasa da foreste di alberi maestri e sartie; nei cavi di corda e tondini che tendono la vela metallica del suo Counter-Relief. 
@ V. Tatlin, Klare Nacht Meeresbucht, 1915
Della sua produzione, al Museo Tinguely di Basel, fino al 14 ottobre 2012, sono esposti dipinti, bozzetti, i contro-rilievi ed i modelli della famosa torre e della macchina volante.  
Le radici del fascino, che ha esercitato su di me e che sono causa di questo articolo, non dipendono però solo dal valore assoluto della sua opera, affondano bensì in due caratteristiche della sua natura, che ancora non ho citato in questo mio abbozzo di biografia: Tatlin fu un eclettico ed un utopista. La sua arte, attenta ai nuovi materiali e alle tecniche industriali, era finalizzata alla costituzione di una società nuova ed egualitaria.  
Il Cessna sospeso che da sempre, al museo, sovrasta il foyer con la sua virata capovolta è, in questo caso, perfetta metafora in pelle e metallo della filosofia tatliana. Il muso del velivolo punta al cielo, ma il pilota invisibile non affonda lo sguardo negli spazi celesti, accarezza bensì il tappeto di mondo che gli si srotola dall'abitacolo rovesciato: la realtà scompaginata di una prospettiva a testa in giù, dove le cose, per assurdo, acquistano finalmente l'ordine che dovrebbero avere.  
Le utopie hanno bisogno di ali e l'artista sovietico, che durante le tempeste attraversate per mare aveva studiato il volo dei gabbiani, decise di costruirle e lo fece unendo aria e acqua: appendici mobili su uno scheletro di ossa di balena, modellate al vapore. Non era previsto che l'ornitottero, battezzato Letatlin, dovesse volare e, di fatto, non lo fece mai poiché lo scopo era appunto un altro: restituire all'uomo il sogno del volo, l'esperienza fisica di un movimento di muscoli e volontà, lo schiaffo del vento sul viso, l'aerodinamicità di un corpo allungato. La speranza di Dedalo, insomma, scippataci dalla tecnologia aeronautica e stravolta in un meccanicismo asettico, alieno.

@ V. Tatlin, Letatlin, 1929-32
Di un altro mito eterno dell'uomo si fece aedo Tatlin: la torre, scala delle ambizioni umane che sfida il cielo. La sua novella ziqqurat era però, come il pilota fantasma appena citato, tutta rivolta al mondo. Avrebbe umiliato la Tour Eiffel con i suoi previsti 400 m di altezza. Monumento della III Internazionale del 1919-20, avrebbe dovuto essere posizionato parallelo all'asse terrestre. Al suo interno, strutture rotanti intorno al loro asse, a diverse velocità, in accordo con le leggi cosmologiche. 
@ V. Tatlin con un assistente davanti al modello del monumento alla III int.le, Pietrogrado 1920
Rappresentazione di un nuovo governo, gerarchicamente organizzato secondo principi di giustizia, per un nuovo ordine sociale. L'idea non poté spiccare il volo dal modellino: la guerra civile e la carenza di materie prime insieme ai limiti tecnologici vanificarono l'impresa che divenne così essa stessa mito, discorso teoretico sull'arte. 
Una simile astrazione, ma pervasa dal calore pastoso e tormentato di colori densi che guizzano dalle tele, conoscono i dipinti che risentono dell'influenza cubista (nel 1914 l'artista aveva conosciuto Picasso). La serie dei nudi femminili, stilizzati ed erotici insieme, identifica un 'atto' (come invita ad osservare, di volta in volta, il titolo dell'opera) non una persona, per questo il volto è un ovale privo di fisionomia. 
@ V. Tatlin, Composizione con donna nuda, 1913, Galleria Tetiakov, Mosca
Quelli che però ho amato di più sono i rilievi astratti polimaterici (ricostruiti, poiché ci sono rimasti solo i suoi bozzetti) e, tra tutti, il “Corner Counter-Relief”, il contro-rilievo d'angolo che è un gesto anarchico di sconfitta dello spazio; equilibrismo precario che inchioda il tempo ad eterno, instabile, istante. 
@ V. Tatlin, Corner Counter-Relief, 1914, Museo Russo San Pietroburgo
La sua composizione, che coinvolge due pareti in un abbraccio di sartie che incorniciano lastre metalliche, ha ancora una volta un sapore di sogno salmastro in quel mezzo cilindro che pare abbozzo di vela gonfiata dal vento, come vele erano le ali della macchina volante, come vento era lo spirito centrifugo eiettato dal fusto della torre: forza propulsiva ai sogni, plastilina sotto le dita del talento.

1 commento:

  1. mi sono posta questa domanda: ma che cultura deve avere una persona per apprezzare quello che vede e darne spiegazione con così accurata analisi? Sono rimasta senza parole, però una la voglio dire: Grazie, grazie per avermi fatto provare delle emozioni particolari. Complimenti. LuAip1951

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