sabato 24 settembre 2011

Offener Basler Bücherschrank (o la libreria da passeggio) e il Culturomics

Moorland Books
Surreykraut
Venerdì 17 giugno 2011 è stata inaugurata la prima libreria pubblica basilese e sono orgogliosa di dire che si trova proprio nel cuore del nostro quartiere St. Johann.
Me ne accorsi una delle mattine successive, quando, biciclettando di ritorno dalla Francia, vidi quel fungo di vetro in un angolo della Voltaplatz, all'imbocco di Gasstrasse. Il sole lo inondava di luce, dopo un temporale rabbioso e nubi barocche e dense, d'un grigio spettrale, minacciavano ancora goccioloni, sicché pareva proprio un miraggio o un miracolo di qualche fata boschiva.
Il principio è semplice ed è scritto sull'anta di vetro destra: “Qui si possono portare o prendere libri in qualsiasi momento”. E la parola 'libri' decora, in tutte le lingue, l'anta vetrata sinistra.
@ Debora Cilli, Voltaplatz
In realtà, uno 'spaccio' ufficioso di libri era già molto attivo in città. Una delle prime piacevoli scoperte che feci dei costumi locali ebbe proprio a che fare con l'abitudine basilese di lasciare fuori della porta di casa scatoloni colmi di romanzi, saggi, volumi, enciclopedie, riviste. Sul cartone campeggia, in genere, l'invito “GRATIS, ZUM MITNEHMEN” (“gratis, da portar via”), ma a volte è sottinteso. Così non è per nulla inconsueto inciampare in pedoni che, folgorati da un titolo e da una copertina, interrompono inaspettatamente la loro marcia per rannicchiarsi, con curiosità amorevole, a scartabellare, sfogliare, spulciare e scegliere qualcosa da portarsi a casa (a volte il colpo di fulmine intercorre tra pile in attesa dei traslocatori e distratti passanti, il che può creare, in effetti, incresciosi fraintendimenti...). Poiché il tempo è molto variabile, poi, c'è chi escogita elaborate sovrastrutture architettoniche per proteggere i suoi vecchi amici di carta dalle intemperie e l'acume inventivo dispiegato nelle varie coperture plastiche è rimarchevole; anche molte librerie destinano al libero asporto pubblico le loro pubblicazioni più vecchie. Il che mi parve, la prima volta che ne feci esperienza, un segno evidente di civiltà. Ora, con questo Bücherschrank, la pratica è stata istituzionalizzata.
Precedenti ci sono, tra gli altri, a Bonn, Berlino, Hannover e Vienna. A promuovere l'iniziativa anche qui a Basilea, sono stati nove bibliofili del quartiere, con il supporto finanziario della fondazione Christoph Merian.
Non che la città fosse carente di biblioteche, anzi! Fiore all'occhiello è, tra l'altro, quella inter-culturale dedicata a bambini e ragazzi, Jukibu (Interkulturelle Kinder- und Jugendbibliothek), anch'essa nel quartiere St. Johann e che raccoglie volumi in circa 50 lingue diverse. Le possibilità, insomma, non mancano, però questa nuova frontiera della lettura da passeggio ha un fascino speciale: convenzioni e procedure di prestito e restituzione sono annullate, non ci vogliono tessere, non ci sono pareti, lettori intenti, chini sui tavoli, da non disturbare. I libri 'vivono' all'aria aperta, il coperchio del cielo a fargli luce o ombra, in mezzo al caos pulsante della città: semi di vita e di esperienza, gettati laddove la vita scorre e brulica, senza barriere, alla portata, immediata, di tutti.
Da decine di libri a portata di piazza, a milioni di libri a portata di clic. È il caso di un recente tool informatico ideato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Harvard: si chiama “Google Labs' NGram Viewer e induce dipendenza! In un TEDtalk di questo mese, Jean-Baptiste Michel ed Erez Lieberman Alden ci spiegano, con humor, come funzioni. Ma procediamo con ordine: i papà del progetto sono un gruppo interdisciplinare di studiosi che hanno digitalizzato più di 5,2 milioni di libri (circa il 4% di tutti quelli mai pubblicati), poi hanno ideato un browser, un navigatore, in grado di calcolare la frequenza con cui singole parole o frasi vengano citate nei libri, scritti in una determinata lingua, nel corso dei secoli. I corpora (ossia le diverse collezioni di libri) raccolti sono disponibili in inglese (distinto in britannico e americano), cinese, francese, tedesco, ebraico, russo e spagnolo. Gli esperti avvisano, però, che i dati migliori si ricavano dal corpus inglese composto tra il 1800 ed il 2000, gli altri raggruppamenti sono più piccoli ed i loro metadati non sono stati scrutinati con la stessa minuzia. “Culturomics” mette in evidenza la nascita, l'evoluzione e l'andamento delle tendenze culturali. Permette di investigare campi diversi come la lessicografia, l'evoluzione della grammatica, la memoria collettiva, l'adozione della tecnologia, la ricerca della fama o la censura.
La ricerca spazia in un bacino di 500 miliardi di parole e può includere più elementi contemporaneamente, il che permette di comparare l'impatto di determinati argomenti su culture differenti (per es. 'feminism' in inglese e 'féminisme' in francese). Così si evidenziano anche eventuali casi di censura, come nel caso di Marc Chagall, per il quale ai picchi di frequenza nella letteratura inglese corrisponde l'oscuramento nel corpus riconducibile alla Germania nazista. È inoltre interessante notare come siano cambiati, nel corso del tempo, i nostri interessi: il termine 'slavery', per esempio, 'schiavitù', conosce dei picchi durante la guerra civile americana e nel clou del movimento per i diritti civili. Una sola raccomandazione riguarda l'uso delle statistiche a scopi scientifici: la sfida è infatti quella di saper interpretare correttamente l'andamento delle diverse traiettorie che emergono dai grafici.
Un'ultima nota di colore: il corpus digitalizzato non può essere letto da un essere umano. Se ci si dedicasse anche solo a leggere esclusivamente le pubblicazioni dell'anno 2000, al ritmo ragionevole di 200 parole al minuto, senza interruzioni per il sostentamento o il riposo, ci vorrebbero 80 anni! La sequenza di lettere è 1000 volte più lunga del genoma umano: se si mettesse per iscritto, in un'unica linea, coprirebbe per 10 volte la distanza Terra-Luna (andata e ritorno).

1 commento:

  1. davvero molto interessante e una bella idea per invogliare le persone a leggere, ma forse a Basilea sono già parecchi appassionati. E' un insegnamento di grande civiltà non facile da mettere in atto in tutti i paesi.

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